Undici anni fa, il 5 ottobre 2011, moriva Steve Jobs, una delle persone più odiate, più temute e più amate degli ultimi quarant’anni.
Un uomo di intelletto e potere, spietato nel raggiungere i suoi obiettivi e dannatamente abile nel farci credere che fossero anche i nostri.
Un uomo che ha cambiato la vita di chi ama i prodotti Apple ma anche di chi li odia, li ha sempre odiati o magari li snobba. Come coloro che guardano con fierezza al loro desktop Windows dimenticando che quel sistema operativo è nato come brutta copia del System 1.0 che equipaggiava il primo Macintosh. O come quelli che hanno tra le mani l’ultimo cellulare Android da 16GB di RAM e milllemila megapixel e nonostante un certo celodurismo sentono che gli manca qualcosa. E qualcosa in effetti gli manca. Gli manca la genialità di cui è intriso ogni prodotto Apple; il valore di un design che non è mai fine a se stesso e che permea ogni device della mela a partire dall’interno, dalla scelta dei materiali, dalla disposizione dei componenti. Gli manca la favolosa integrazione che ogni prodotto Apple ha con gli altri elementi che compongono quello che pomposamente viene definito ecosistema. Gli manca soprattutto la facilità con cui i prodotti Apple si usano rendendoti subito produttivo, sia che tu stia disegnando un fumetto, sviluppando la tua nuova App o montando una complicatissima scena di un film d’azione.
Quando si discute di Apple prima o poi esce fuori la solita domanda “come sarebbero i prodotti Apple se Steve Jobs fosse ancora vivo?” La risposta è semplice, sarebbero uguali a quelli che stiamo utilizzando perché Steve Jobs vive. Vive nella testa degli ingegneri e dei manager di prodotto che lo hanno conosciuto e che hanno lavorato con lui, nella filosofia che governa le loro menti; vive nel cuore e nella mente di Tim Cook con il quale Steve Jobs si fermava a parlare la sera prima di tornare a casa. Quei discorsi sulla maniera di costruire “i migliori prodotti di sempre” che possono fare solo i bambini o quelli che sono talmente folli da voler cambiare il mondo… che poi, come diceva Albert Einstein, sono quelli che il mondo lo cambiano veramente.
Claudio Di Tursi per ApplePhilosophy
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