Gli effetti del surriscaldamenti sul Mac
L’aumento della temperatura del processore e della GPU è quanto di meno desiderabile ci possa essere nel funzionamento di un elaboratore. Il calore, soprattutto quando si parla di computer portatili, è in grado di provocare danni alla batteria – che soffre particolarmente il caldo – ed al notebook. Accade spesso, infatti, che l’elevato calore a lungo andare, complice anche la composizione della lega di saldante dalla quale per motivi ecologici è stato eliminato il piombo, provochi il deterioramento delle saldature ed il conseguente malfunzionamento della mainboard o della scheda video. A parte le ovvie considerazioni legate al risparmio energetico – una macchina fredda sta consumando di meno – è il calo delle prestazioni il vero problema. Quando la CPU scalda, infatti, un meccanismo di autoprotezione ne limita la frequenza di funzionamento, così da fare tornare la temperatura nel range di operatività normale. Il numero di operazioni nell’unità di tempo è legato in maniera diretta alla frequenza e questo spiega perché un computer caldo è anche un computer lento.
Quello che spesso succede è che viene a generarsi un ciclo in cui la temperatura sale, il processore rallenta, la temperatura scende, il processore accelera, la temperatura risale e così via: è il così detto thermal throttling.
Il thermal throttling è più frequente nei computer portatili. Nel mondo Apple il thermal throttling si verifica prevalentemente nei MacBook Air quando sono chiamati a svolgere un compito più impegnativo, mentre è praticamente assente nella serie Pro fatta eccezione per quello usciti nel 2018 col processore i9 che avevano un impianto di raffreddamento non adatto alla potenza sviluppata da questa CPU.
Le cause del surriscaldamento
Il surriscaldamento può essere imputato principalmente a quattro cause.
- Errore progettuale: è un caso meno raro di quanto si pensi. Accade che spesso per la fretta di mettere in commercio un prodotto si effettuino calcoli e simulazioni poco accurate. La soluzione solitamente consiste nell’aggiornare il firmware della scheda madre operando correttivi nella gestione delle ventole e limitando la frequenza di funzionamento del processore. In questo caso c’è poco da fare, la macchina tenderà a scaldare sempre. Bisogna stare particolarmente attenti a dove sono situate le prese d’aria per non ostruirle. Nei MacBook Pro l’aria viene presa da una o due feritoie ai lati del telaio, convogliata sui dissipatori e fatta uscire dal retro proprio sotto lo schermo. Nel MacBook Air un’unica ventola nella parte posteriore effettua l’estrazione dell’aria calda dal case. L’azione della ventola è particolarmente inefficace in quanto, a differenza di quanto avviene nella serie pro ed in moltissimi altri portatili, la ventola non spara aria su un dissipatore collegato ad un heat pipe a sua volta collegata al processore in modo da sottrargli calore, semplicemente agisce cercando di fare uscire all’esterno quanta più aria calda possibile raggiungendo la ragguardevole, quanto rumorosa, velocità di 8000 giri al minuto.
- Impianto di raffreddamento ostruito: dopo anni di funzionamento la polvere si annida tra ventole e dissipatori riducendo la capacità dell‘Impianto di raffreddamento di estrarre calore. Occorre aprire il computer e liberare l’impianto dai depositi di polvere utilizzando aria compressa ed un pennello asciutto. Se i risultati non sono ottimali potrebbe essere necessario sostituire la pasta termica interposta tra processore e dissipatore. Questa pasta ha il compito di di migliorare la conduzione termica tra i due componenti e, col tempo e le temperature elevate, tende a seccare perdendo le sue caratteristiche. La sostituzione di questa pasta è un lavoro specialistico, non vi ci avventurate se non avete le idee chiare.
- Necessità di resettare le impostazioni predefinite e reimpostare il Contoller di Gestione del Sistema: dopo un aggiornamento, o anche per altri motivi, può essere necessario ripristinare i parametri conservati nella NVRAM che memorizzano le preferenze dell’utente, quali il livello della luminosità dello schermo o altre preimpostazioni, e resettare il software del controllore del sistema SMC. Per farlo bisogna premere semplicemente una sequenza di tasti al riavvio. Effettuare queste operazioni non comporta nessuna perdita di dati.
Apple dà chiare indicazioni per effettuare entrambe le operazioni.
Per resettare la NVRAM leggi le istruzioni a questa pagina: https://support.apple.com/it-it/HT204063
Per resettare l’SMC negli le istruzioni a questa pagina del supporto Apple: https://support.apple.com/it-it/HT201295 - Presenza di software dannoso, mal progettato, mal configurato, inadatto al computer o addirittura presenza di malware: sono queste le cause di gran lunga più frequenti del surriscaldamento del computer. È propio questo aspetto che andremo ad indagare col seguito di questo articolo: mettetevi comodi, si va ad incominciare.
Utilizzo di monitoraggio attività per aumentare le prestazioni ed individuare le cause di rallentamenti e surriscaldamenti
Monitoraggio attività è un programma incluso in ogni versione di MacOS X e si trova nella cartella Utility. Il modo più veloce per richiamare Monitoraggio attività è utilizzare SpotLight. Una volta lanciata, l’applicazione ci permetterà di identificare ed analizzare i processi in esecuzione sul nostro Mac.
I processi sono le unità di software in esecuzione nella macchina. Nel momento in cui monitoriamo il sistema con Monitoraggio attività, anch’esso sarà un processo che risulterà tra quelli in esecuzione.
I processi in esecuzione possono essere componenti del sistema operativo o parti del software lanciato dall’utente. Il nome del processo sta nella prima colonna, mentre nella seconda c’è la percentuale di utilizzo istantaneo della CPU. Cliccando sull’intestazione della colonna, dovremo fare in modo di ordinare i processi in maniera decrescente: da quello che consuma di più a quello che consuma meno. Sono le prime posizioni in questa classifica quelle sulle quali ci concentreremo. Tra le colonne mostrate nella list view di Monitoraggio attività ce n’è una che ci dice qual è il PID di ogni processo. Il PID (Processs Identifier) è un numero crescente che identifica in maniera univoca un processo in esecuzione: il processo con il PID più basso è il primo ad essere stato lanciato, quello col numero più alto l’ultimo.
Il PID è utilizzato come parametro in molti comandi Unix che effettuano operazioni o danno informazioni sui processi. Tra questi uno in particolare ci dice con che comando è stato lanciato e in che percorso risiede ili processo in esecuzione del quale abbiamo passato come parametro il PID. La sintassi del comando è la seguente:
ps -p<PID> -Ocomm
Ad esempio, è chiaro che in figura è rappresentata una situazione in cui ad impensierirci e il processo photoanalysisd con PID 470. Per sapere a in quale percorso risiede il processo con PID 470 digiteremo:
ps -p470 -ocomm
ottenendo come output del comando:
COMM
/System/Library/PrivateFrameworks/PhotoAnalysis.framework/Versions/A/Support/photoanalysisd
Sapere in che directory è memorizzato un eseguibile ci fa capire a che gruppo di programmi appartiene e quando è stato installato. Se la data in cui il file eseguibile è stato memorizzato sul disco è diversa da quella degli altri file presenti nella stessa cartella bisogna fare attenzione: potrebbe trattarsi di un aggiornamento oppure di una sostituzione malevola perpetrata da un malware. Se Il programma è memorizzato in una directory del sistema operativo il suo malfunzionamento potrebbe essere dovuto ad un recente aggiornamento.
Raccogliere quante più informazioni possibili sul processo ed identificare il suo ambito di funzionamento è utilissimo perché con queste informazioni, oltre a farci un’idea di quello può essere successo, possiamo effettuare una ricerca su internet mirata a trovare la soluzione al problema. Spesso, infatti, facciamo l’errore di sentirci gli unici prediletti dalla sfiga cosmica, dimenticando che molto probabilmente altri utenti, lavorando nelle stesse condizioni, avranno avuto lo stesso problema.
Rimanendo nello specifico caso dell’esempio, la prima parte del path
/System/
Ci dice che stiamo parlando di un processo di sistema. Indagando meglio su internet si scopre che photoanalysisd è un processo legato all’app Photo per la quale effettua l’analisi di tutte le foto del rullino indicizzandole in modo da poterle raggruppare per luogo, data, situazione o persona ritratta. Questo processo rallenterà il sistema finché non avrà finito il suo lavoro, è bene quindi evitare di terminare il processo che, altrimenti, ripartirà da capo ad ogni riavvio. Nel caso di un’occupazione delle risorse che si protrae per un tempo eccessivo, trattandosi di un componente del sistema operativo, è molto probabile che Apple sia al corrente del problema: la soluzione giungerà con il rilascio di un aggiornamento.
Altre directory del disco di sistema dalle quali vengono lanciati i processi di sistema sono contenute dentro la directory /usr e sono le seguenti:
- /bin: Questa directory contiene i programmi eseguibili necessari in modalità utente singolo e per avviare il sistema o ripararlo.
- /sbin: come /bin, questa directory contiene i comandi necessari per avviare il sistema, ma che di solito non vengono eseguiti da utenti con privilegi bassi.
- /usr/bin:Questa è la directory principale per i programmi eseguibili. Qui risiede la maggior parte dei programmi eseguiti da utenti normali che non sono necessari per l’avvio o per riparare il sistema.
- /usr/local/bin: binaries per programmi locali.
- /usr/local/sbin: programmi per amministrazione del sistema installati localmente.
- /usr/sbin: Questa directory contiene i programmi per l’amministrazione del sistema che non sono essenziali per il processo di avvio, per il montaggio di /usr o per il sistema.
Le applicazioni utente, invece, sono contenute nella cartella
/Applications/
Eseguendo il comando precedente per il processo con PID 538, corrispondente a Safari
ps p538 -ocomm
otterremmo come output
COMM
/Applications/Safari.app/Contents/MacOS/Safari
Questa stringa ci dice che il processo con PID 538 è un componente di safari, risiede nella directory Application, dentro al pacchetto Safari.app e precisamente nella cartella Contents/MacOs. Per verificarlo utilizzando il Finder raggiungete il file Safari.app all’interno della directory /Applications/, ponete il mouse sul file Safari.app, fate clic col tasto destro e dal menu contestuale scegliete “mostra contenuto pacchetto” il risultato sarà il seguente:
Safari è un’applicazione che fa parte del corredo del Sistema Operativo, non conviene disinstallarla. Quello che si può fare è usare l’utility gratuita Onyx per riportarla allo stato iniziale. Scaricate l’applicazione Onyx da questo indirizzo ed installate il programma tenendo presente che in preferenze di sistema dovrà essere attiva l’opzione che consente di installare applicazioni provenienti da sviluppatori non certificati. Scegliete il tab Elimina, selezionate le spunte che vedete in foto e poi fate click su esegui.
Se dalle vostre ricerche emerge il fatto che ad impegnare troppo la cpu è un’applicazione utente prodotta da terze parti, allora la cosa migliore e disinstallarla usando l’ottima applicazione AppCleaner e reinstallarla nuovamente.
Anche gli altri pannelli di Monitoraggio attività possono esserci d’aiuto nell’investigare le cause di un rallentamento del sistema, del suo surriscaldamento e del conseguente calo di prestazioni.
Il pannello memoria, nel caso raffigurato nell’immagine sottostante, mostra che molta memoria è occupata dalla pagina web “www.applephilosophy.com” e dal processo di gestione delle finestre WindowsServer.
La schermata qui sopra ci fa capire perfettamente che a consumare risorse sono la pagina di ApplePhilosophy ed il processo di gestione delle finestre: questo significa che chiudendo la pagina di Safari sulla quale sto scrivendo questo post ed un po’ di applicazioni, l’utilizzo delle risorse calerà. Il pannello nella parte bassa dà informazioni sulla quantità di memoria utilizzata e sull’utilizzo del file di scambio. Ci dice che la memoria RAM è occupata per 6,92 GB dalle applicazioni e per la restante parte dai file nella cache. Una parte del disco di sistema è usata per il file di swap, 738 MB, con cui si implementa la memoria virtuale. Il colore verde dell’area sottostante grafico, comunque, ci indica che tutto sta funzionando a dovere. MacOs, come abbiamo visto in un articolo precedente, cerca di occupare quanta più memoria possibile così da garantire una riposta rapida quando i processi le applicazioni di utilizzo più frequente saranno richiamate dall’utente o dallo stesso sistema operativo.
ACCOUNTSD, il problema del momento
Scrivendo un post sull’utilizzo della CPU non me la sono sentita di evitare di parlare del problema che proprio in questi giorni, dopo il rilascio di MacOS 10.15.7, sembra affliggere tantissimi utenti Mac.
Se monitoraggio attività indica che a consumare risorse è il processo accountsd seguite questa piccola guida per risolvere definitivamente il problema.
Prima di addentrarvi in operazioni più complicate, provate a uscire dal vostro account iCloud, riavviate il sistema e quindi riloggatevi nuovamente in iCloud. Solo se la cosa non funziona eseguite queste istruzioni dopo avere fatto un backup con TimeMachine.
ApplePhilosophy non è responsabile per danni al sistema o perdite di dati derivanti dall’esecuzione della seguente procedura.
Quello che faremo sarà resettare le impostazioni iCoud utilizzando il Terminale per eseguire alcuni comandi che hanno le seguenti funzioni:
-scalare i privilegi di amministrazione
-terminare il processo com.appleiCloudHelper
-spostare il database .sqlite di iCloud nella cartella di backup ~/Library/Accounts/Backup
-eliminare il processo accountsd
-riavviare.
Aprite quindi una finestra del terminale e digitate i seguenti comandi. Se eleggete questo articolo da smartphone fate attenzione: il testo va a capo quando non dovrebbe. Leggetelo mettendo il device in landscape o, meglio, usate un computer..
sudo -v killall -9 accountsd com.apple.iCloudHelper defaults delete MobileMeAccounts mkdir ~/Library/Accounts/Backup mv ~/Library/Accounts/*.sqlite* ~/Library/Accounts/Backup/ killall -9 accountsd com.apple.iCloudHelper sudo reboot
Dopo il reset delle impostazioni e il riavvio della macchina, bisognerà reinserire le proprie credenziali nelle preferenze di iCloud.
Claudio Di Tursi
SUPPORTA Apple Philosophy
Ti sarai reso conto di quanto siano particolari gli articoli pubblicati su ApplePhilosophy. Non sono le scopiazzature da 9to5mac.com che spesso si trovano su altri siti, sono il frutto di un lavoro serio di approfondimento che richiede tempo, impegno e passione. Se stai per fare un acquisto su Amazon e desideri supportare Applephilosophy, clicca sul banner qui sotto. Per ogni acquisto il blog riceverà una piccolissima percentuale. Ovviamente NON spenderai un centesimo di più di quanto avresti speso per gli stessi acquisti andando direttamente su Amazon.