Ho Sempre amato e desiderato le macchine Apple, non ne ho potute acquistare quante avrei voluto. Potete immaginare la mia reazione quando un amico mi ha regalato un MacBook Pro del 2010 rimasto inutilizzato per un lungo periodo. Intonso, neanche un graffio. Dubitavo si accendesse, e invece… è bastato collegarlo al suo alimentatore per riportarlo in vita. Abituato al MacBook Pro del 2017, la prima cosa che mi ha stupito è stata il peso: due chili e quaranta grammi ti lasciano di stucco quando sei abituato al chilo e trecentosettanta grammi del MacBook Pro 2017 con Touch Bar; ma il ragazzo del 2010 è diventato il mio compagno di lavoro nonostante i suoi etti di troppo.
Guardandolo dai lati, ancora col coperchio chiuso, si capisce perché questa macchina può ancora dire la sua a più di otto anni dalla data di produzione. A sinistra si trovano nell’ordine:
- la porta di alimentazione MagSafe. Avere un cavo di alimentazione che si stacca quando ti ci inciampi senza fare cadere al suolo una delicata fortuna è una sciccheria assente nei nuovi MacBook che rimpiangono proprio tutti. Il connettore di alimentazione, inoltre, ha un led di ricarica che ci fa capire se la batteria si sta ancora ricaricando, luce arancione, o è carica, luce verde. I nuovi MacBook per sapere se la batteria è carica li devi accedere.
- La porta Porta Gigabit Ethernet per la connessione alla rete locale via cavo: negli uffici si usa ancora. Tantissimo. Io non ne posso fare a meno ed infatti ho dovuto acquistare per il MacBook Pro del 2017 un costoso adattatore Belkin perché – udite udite – la Apple un adattatore USB C – Ethernet non lo produce. Sull’Apple Store si può acquistare solo il Belkin.
- Una Mini DisplayPort molto versatile.[amazon_link asins=’B01MCTJVAR’ template=’ProductAd’ store=’applephilosop-21′ marketplace=’IT’ link_id=’1c666ed1-06f5-11e9-b524-99b1b89c6e23′] Si converte facilmente in DVI, VGA ed HDMI con adattatori anche di terze parti ed economici: io ne ho acquistato uno su Amazon che le replica tutte e tre a 19 euro. L’ho collegato al display sul lavoro ed il vecchio Macbook ha gestito senza problema alcuno il full HD in uno schermo grande utilizzato come estensione del desktop o schermo principale utilizzando il MacBook a coperchio chiuso.
- Una firewire 800 per collegare magari un HD o un SSD esterno;
- Due porte USB 2.0 a 480 Mbps;
- Uno Slot SD Card per le schedine della macchina fotografica digitale e non solo;
- Un Jack Audio in/out con uscita digitale. Nei MacBook Pro 2016/2017/2018 il jack audio e rimasto, ma la possibilità di usare l’uscita digitale non c’è più, con buona pace degli audiofili.
- Un pulsante per controllare, grazie ad una striscia di piccolissimi Led , lo stato di carica della batteria a coperchio chiuso. I nuovi MacBook, per capire a che percentuale è arrivata la carica, bisogna accenderli
Sul davanti oltre al ricevitore per il telecomando ad infrarossi, abbiamo la spia di alimentazione che ci fa capire se il Mac è acceso, in stand by o spento. L’ennesima cosa utilissima. Sul nuovo MacBook Pro, mi spiace ripetermi, non c’è verso di sapere se il sistema è stato spento o è in stand by senza aprire il coperchio, cosa che, in ogni caso, lo fa accendere. Una vera idiozia.
Passando al lato destro si trova il buon vecchio SuperDrive per masterizzare e leggere DVD e CD; se lo considerate da anziani potete usare lo spazio per installare un’altro SSD interno utilizzando un apposito adattatore.
Aperto il coperchio troviamo alcune sciccherie ormai dimenticate:
- Il vetro davanti allo schermo. Aumenterà lo spessore, ma quanto è utile, quanti graffi evita al prezioso display… toglierlo dai nuovi MacBook è stata una scelleratezza.
- Un vero pulsante di accensione. Il MacBook Pro con Touch Bar si accende ogni qual volta si apre il coperchio. Così, se non sai se il Mac è acceso, visto che non ci sono spie ad indicarci lo stato, aprendo il coperchio lo accenderai comunque. E per spegnerlo dovrai attendere la sequenza di boot e quella di spegnimento.
- Una tastiera degna di questo nome. Se un granello di polvere si incastra sotto ad un tasto del MacBook Pro 2016 o 2017 questo smette di funzionare. Bisogna armarsi di pazienza e con aria compressa, pennelli e quant’altro farlo uscire. La tastiera del MacBook Pro 2010 è altra cosa, non sbaglia un colpo ed ha un feeling davvero ottimo. Anch’essa è retroilluminata anche se devo dire la luce che esce dal contorno dei tasti è un po’ fastidiosa.
- Il trackpad, che anche se non arriva alla bellezza e funzionalità di quello installato sui MacBook di ultima generazione è comunque notevole e riconosce perfettamente le gesture.
Il MacBook Pro del 2010 era uscito con il sistema operativo Mac OS X v10.6 Snow Leopard, ed era questo quello ancora montato sulla macchina. L’ultima versione supportata è la 10.13.6 High Sierra ma prima di passare ad installare questa versione bisogna passare per El Capitain, che aggiorna il firmware della macchina. Fatto questo aggiornamento, ho sostituito l’hd di serie con un SSD da 500GB TOSHIBA, ho portato la RAM da 4 ad 8GB e ho installato High Sierra.
Vorrei ricordarvi – a questo proposito – che sul nuovo MacBook Pro 2017 non potrò effettuare queste operazioni: la RAM e il disco SSD sono saldati sulla scheda madre.
Il passo successivo è stato quello di predisporre una partizione Windows con Boot camp e seguire il processo che mi ha portato ad installare Windows 7, che – naturalmente- gira perfettamente.
Come area d’interscambio tra i due sistemi uso One Drive che offre gratuitamente 30 GB di spazio sul cloud.
I programmi di produttività personale, word, Excel, funzionano alla perfezione su entrambe le partizioni, sulla partizione Windows uso Visual Studio 2017 senza problemi.
Le temperature del processore sono sempre sotto i livelli di guardia, la ventola, che in questa versione è always on mentre nel MacBook Pro del 2017 è spesso spenta, è sempre silenziosissima e per la maggior parte del tempo ruota a 2000 giri, il valore minimo.
La sostituzione dell’HD col il più veloce e capiente SSD è stata la chiave di volta dell’upgrade ed ha ridotto di molto i tempi di avvio e spegnimento. Purtroppo, a causa dell’interfaccia col disco di tipo SATA II, la velocità massima di lettura si attesta intorno ai 275 mb/sec, con un SATA III sarebbe stato meglio, si superano i 500 mb/sec , ma nel complesso la macchina è molto reattiva.
Un MacBook Pro del 2010 si trova in internet a poco più di 300 Euro è aggiornabile fino ah Mac OS 10.13.6 (High Sierra) e per provare l’ebrezza di MacOS può andare bene; ma se volete passare a Mojave ed a processori più performanti dovete prendere macchine più recenti. I primi retina, ad esempio, sono del 2013 ed offrono un display che fa la differenza. Si trovano occasioni a partire dai 500 €.
Un ottimo punto di partenza per acquistare MacBook usati e molto altro è Amazon Wharehouse. Si tratta del servizio di vendita dei prodotti usati/rigenerati/restituiti di Amazon. Qui si trovano Computer portatili e prodotti di ogni genere che vengono offerti con sconti formidabili solo perché hanno la scatola rovinata, o sono stati restituiti perché l’acquirente ha cambiato idea nella settimana prevista per il ripensamento. A volte sono stati riparati perché difettosi all’origine e rimessi a nuovo: in questo caso lo sconto sarà ancora maggiore. Si tratta di prodotti eccellenti pari al nuovo e come tali garantiti per i quali, se non soddisfatti, si può ottenere il rimborso totale in assoluta sicurezza; l’ideale per chi vuole spendere meno senza rischiare truffe nei mercatini o nelle aste on line.
Claudio Di Tursi
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